Ebreo per un pomeriggio.


All'età di dodici anni avevo deciso di convertirmi. Dal cattolicesimo ereditato dai miei genitori all'ebraismo. Ero infarcito dei racconti di Isaac Bashevis Singer, Samuel Yosef Agnon, dell'Antico Testamento, enormemente più affascinante del melenso Nuovo Testamento del libro del catechismo.

Averi voluto scoprire che mio padre, dal naso camuso, nascondesse un misterioso segreto, magari membro occulto dell'haganah durante la guerra. Speravo che la nostra famiglia, magari galiziana, ma comunque askenazita avesse perso le sue origini per qualche storia intricata.

Ero talmente deciso che un tardo pomeriggio, dopo un'intera giornata di struggimento, uscii di casa e raggiunsi la fermata dell'autobus. Sul TuttoCittà avevo trovato l'indirizzo della Sinagoga. Sempre sul TuttoCittà, ormai il libro sacro, avevo anche trovato il bus giusto. Il sessantadue barrato, se non sbaglio. Acquistai il biglietto, andata e ritorno perché sarei comunque tornato a spiegare. E salii sull'autobus. Per tutto il tragitto immaginai con un groppo alla gola l'incontro con il rabbino. Il rabbino lo immaginavo come un vecchio chassid con la barba lunghissima e l'accento yddish. Niente gente giovane. Sono sempre stato piuttosto timido e la sola idea di suonare alla canonica (si chiama così?) della sinoagoga e parlare con la perpetua (si chiama così?) mi faceva mancare il respiro.

Quando l'autobus incominciò ad inoltrarsi nella più industriale delle periferie ebbi la mia illuminazione. La sinanoga, stava accanto alla stazione di Porta Nuova, in pieno centro. In via Pio Quinto. Io mi stavo dirigendo con fiera compostezza verso via Pio Settimo, alla preiferia sud della città. E il sole era ormai tamontato. La via Pio Settimo aveva allora una pessima fama. L'autobus si fermò al capolinea, accanto ad un prato incolto circondato dai casermoni dell'edilizia popolare. Rimasi sull'autobus nell'attesa che ripartisse. Io e l'autista ci guardammo. Anche lui non si fidava a scendere. Dopo una ventina di minuti in quel silenzio serale l'autobus ripartì e in una trentina di minuti mi riportò alla base. Non provai mai più a cambiare religione. Più tardi mi limitai a rottamare quella che avevo ricevuto in eredità.

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