L'ebreo







Anche se l'insegna scritta in belle lettere proprio sopra l'ingresso reciti "La casa del Libro" noi lo abbiamo sempre chiamato l'Ebreo. La libreria dell'usato che si trova in Galleria Subalpina era una tappa obbligata, in settembre, per vendere e acquistare i libri di scuola. Malgrado le vetrine mostrassero una collezione notevole di romanzi e saggi mi è passato per la mente solo un paio di volte di entrare dall'Ebreo fuori stagione. Quel negozio infatti non ha nulla dell'accoglienza delle moderne librerie che ti fanno sfilare tra gli scaffali con la libertà di sfogliare. Il proprietario (sarà lui l'Ebreo?) si trincerava dietro un lungo bancone di legno da dove accoglieva arcigno qualunque invasore. I libri, poi, erano allineati dietro vetrinette, inaccessibili. Come se non bastasse i volumi erano foderati uno ad uno in carta da pacchi chiusa da spago, come li si volesse preservare dal passare del tempo. Tutto ció aveva un aspetto vagamente dickensiano. Con l'Uncle Scrooge dietro il bancone era sempre un esame: impossibile entrare con un'idea vaga. Per essere considerati bisognava citare autore, titolo ed edizione. Con il rischio di trovarsi recapitata una edizione rara, venti volte più cara di una edizione di lusso bella nuova.

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