Cattivi ragazzi

È così. E forse dovremmo farcene una ragione. Siamo un popolo di preadolescenti pasticcioni ed entusiasti che piantano su un casino indicibile nella propria cameretta che la mamma aveva arredato con tanta cura per più di tremila anni. Tocchiamo tutto, vogliamo tutto, ci atteggiamo a tutto, in una totale anarchia del "vedremo" del "dovrebbe essere così" della legge e della deroga alla legge, dell'emendamento e della precisazione fatta in un linguaggio talmente astruso che l'interpretazione diventa un esercizio di fantasia.

Abbiamo trasformato il nostro paese con mucchi di immondizia e con inspiegabili tocchi di genialità, di giocattoli e di pericoli. Siamo amici di tutti perchè siamo simpatici e pittoreschi, però poi quando c'è da far sul serio si preferisce qualcuno di più cresciutello. Collodi ha scritto Pinocchio più per gli olandesi, i tedeschi o perfino i cinesi. A noi doveva dedicare uno spin-off dedicato all'unico personaggio che davvero ci assomiglia: Lucignolo, perchè da noi non c'è redenzione.

Si potrebbe sopportare tutto ciò, si può vivere con le mani sporche di marmellata ed emarginati da chi può (o crede di potere) prendere le decisioni vere. È persino più divertente. Il problema è che ci fa un po' schifo essere così. Per cui una volta ogni tanto salta fuori l'uomo forte (o la donna forte) che si atteggia ad adulto e mette ordine a manganellate. Lo amiamo per un po' perchè, anche se a sganassoni, ci fa sentire vivi e considerati. Questo arriva mette in ordine, (ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa) . Ma non è un ordine vero, permanente, non ci insegna ad essere ordinati, non ci fa capire il principio. Semplicemente nasconde, crea la parvenza di pulizia, interpreta la recita del mondo adulto. Noi continueremo per un po' ad inciampare nella nostra stessa immondizia, le guance rosse dagli schiaffi, guidati dalla voce grossa dei "me ne frego" e dei "non mi dimetto".

E poi ci stufiamo anche di questa übermamma e la facciamo fuori. Perché come tutti i bambini siamo anche crudeli e senza pietà. Prima gli lasciamo bucare il pallone, anzi, facciamo il tifo e poi gli rovesciamo addosso, capro espiatorio, tutti i nostri peccati.


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