La ciucca esausta

Ci sono giorni in cui il corpo sente la necessità di prendersi una pausa dal cervello. Periodi tesi, difficili in cui il maledetto pensatore tortura gli organi interni con gastriti, vuoti improvvisi e persistenti, strozzature, malinconie. In quei periodi il corpo si esaurisce, arranca esausto come un'Ape Piaggio su per una salita implacabile, il motore a palla, urla una sola nota monotona. E poi si imballa.

In quei momenti esausti a me capita che scivolo involontariamente in una ciucca esausta. Mi basta un nulla, due bicchieri di Müller Turgau fresco, un quarto di Grignolino, una mezza pinta che mi imballo. Il corpo si concede una resa invincibile, manda a quel paese il maledetto pensatore e stramazza. La realtà diventa una giostra dei calci in culo, lo stomaco una sezione del partito comunista cambogiano, gli occhi mi si infossano, l'alito si impesta e il resto del corpo sembra abbia fatto la Lunga Marcia. Andata e ritorno.

Ma ciò che contraddistingue la ciucca esausta, quella cioé da esaurimento psicofisico, è una nausea esistenziale talmente totale che in pochi attimi si trasforma in un un diluvio vomitabondo. La serata (mi è sempre capitato di sera) la si conclude svuotando accuratamente lo stomaco e con una dormita granitica senza sogni.

L'indomani tutto sembra un po' meno micidiale. Insomma, può essere peggio di quei conati?

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