Potrebbe cominicare così

L'unghia e l'aglio

La mia preoccupazione, a quei tempi, era una cosa che non potevo nascondere. Ben visibile, in mezzo della faccia c'era il mio naso. Naso a becco, capelli neri e spessi, statura non tanto alta, mi facevano somigliare agli ometti delle caricature che si vedevano sui giornali. Per tutto il periodo della guerra ho avuto paura che qualcuno mi scambiasse per un ebreo. A quei tempi essere scambiato per un ebreo era una scarogna.


Dopo l'armistizio i fascisti arrivavano in paese a controllare i documenti, a interrogare la gente per strada e a prenderla a calci nel culo. Se la pigliavano soprattutto con chi dicevano socialista e con quelli che sembravano gli ebrei.
I fascisti arrivavano da Canelli, un sessanta chilometri in quella direzione, passato il Tanaro. Venivano con tre o quattro autocarri alla volta, addossati gli uni agli altri, come le pecore. Gli uomini se ne stavano accucciati dietro le sponde, le armi puntate verso i boschi. Li sentivi sparare una raffica, a caso, per far paura ai partigiani.

Affacciandoti alla balconata di San Rocco, quella che guarda verso valle, potevi vedere i mezzi scendere fino al ponte della stazione del treno, sparire dietro i boschi di gagie e sambuco e riapparire arrancando su per i tornanti.

 Dalla primavera le cime degli alberi, gonfie di foglie, nascondevano quasi tutta la strada. Gli autocarri sparivano coperti dal verde e si sentiva solo il rauco e monotono verso dei motori e la caligine del fumo della nafta saliva tra i rami lasciando lungo il percorso un'ombra non più trasparente, un fluido appiccicoso e denso di aria pesante.


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