L'eterno presente dei giocattoli digitali


E così in un paio di settimane ho rinnovato il parco tecnologico personale. IPhone 4, MacBook Air. Tutto molto figo. Le scatole meravigliose. La cosa più bella è che il trasloco è costato pochissimo anzi niente e nessun energumento dall'ascella pezzata ha rigato il parquet per portare via applicazioni, documenti e numeri di telefono. Schiacci un tasto e avviene la migrazione. Niente gommoni o tir col doppiofondo. Una pausa caffè un po' più lunga e il gioco è fatto. Di nuovo operativo.

Non devo riattaccare le applique, non devo scatolonare libri, non posso perdere le ricevute del pagamento delle tasse. Tutto come prima col vecchio Mac, come col vecchio IPhone. Certo questi giocattoli hanno una patina di nuovo, un colore brillante, qualche segretuccio sorprendente. Ma alla fine è la stessa casa di prima. Stessa diffcioltà a scrivere frasi di senso compiuto, la stessa attitudine al disordine e a scaricare applicazioni particolarmente inutili.

E l'agenda con gli stessi impegni. Tempo fa comperavo l'agenda dell'anno successivo proprio in questi giorni. Adoravo quelle che cominciavano da settembre-ottobre per finire il dicembre dell'anno successivo. Mi piacevano le pagine candide, liscie, profumate di solvente tipografico e di colla da legatoria, quel cra crac che la legatura risuona quando viene dolcemente violata. E poi la curiosità dell'impaginato, del vedere di che giorno cade il mio compleanno e tutte quegli accessori, il fuso orario, la rubrica, le festività in Finlandia o in Indonesia, che rendeva quel mattoncino di carta unico. Ricopiare con la penna su quella carta bianca (alba pratalia araba) nome, cognome e dati era una specie di rito zen. Non ci sono due agende millenovecento novantasette.

E invece il mio bell'Air nuovo ha la scatola nuova, gli accessori nuovi, ma dentro c'è la solita solfa, file che mi porto dietro da anni, con lo stesso nome, più o meno la stessa icona. Come un eterno presente mi perseguita la mia casa digitale.

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